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Inverso alla morte l’amore

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a Eraldo Affinati e al suo 'Campo del sangue'


Si continuava a fare l’amore tra giovani corpi, a volte già ignari l’uno dell’altro, capitava tra i deportati in attesa, capitava di fronte ad occhi indifferenti. La morte era il termine del viaggio e il viaggio caparra dell’Inferno. Molti forse non sapevano della morte, ma intanto vivevano dell’inferno le soste e il viaggio era il dramma dei vivi già morti nella loro dignità negata. Ma la carne dei giovani corpi aveva fame di vita e di piacere, allora continuavano i giovani corpi a fare l’amore anche senza amore e tra gli sguardi indifferenti di altri corpi, che pativano il puzzo dei corpi la fame e la sete e i giovani corpi a far l’amore anche senza amore, così simili ai fili d’erba quando bucano l’asfalto.



 Laura Turra - 28/01/2018 08:43:00 [ leggi altri commenti di Laura Turra » ]

Un testo molto forte che pone l’accento su quel desiderio di vita pur dentro la morte, morte che era, già da vivi, il pane quotidiano di milioni di persone.
“...il viaggio era il dramma dei vivi già morti nella loro dignità negata”.
Grazie Gil

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